Nel XIV sec. a.C. viene organizzato il villaggio grande, ampio circa 5 ettari, delimitato con un fossato e una doppia palizzata su cui si aprivano, in corrispondenza di strade che dividevano l’interno del villaggio, due porte; pozzi, ampi e profondi, posti lungo la palizzata attingevano acqua da una falda e una serie di canalette la convogliavano verso il fossato e verso altri pozzi, in un sistema idraulico, destinato a garantire l'approvvigionamento idrico.
Le abitazioni erano costruite su un impalcato ligneo, impiantato all’asciutto: al di sotto venivano gettati cenere, ceramica, resti di fauna e blocchi di concotto appartenenti ai piani dei focolari. Sulle tazze compaiono le tipiche anse a corna di bue, aumenta notevolmente la quantità degli oggetti in bronzo (pugnali, spilloni, punteruoli) e prosegue la lavorazione di osso e corno. Di straordinaria fattura sono alcuni spilloni in corno con terminazione a testa di uccello; questi, come le perle in ambra e quelle in pasta vitrea, sono sicuramente riservati a pochi individui appartenenti ad una élite. I materiali di questa fase si datano tra la fine del Bronzo medio e la prima parte del Bronzo recente (seconda metà XIV sec.- inizi XIII sec. a.C.).
Nel corso del XIII sec. a.C. l'abitato viene ristrutturato: i pozzi vengono sigillati da un terrapieno (che sostituisce la palizzata) e vengono costruite nuove capanne forse a diretto contatto del suolo, livellato con riporti di terreno. Dagli ultimi strati di frequentazione provengono abbondante ceramica, grandi doli contenitori, pesi da telaio, oggetti in bronzo; ambra, perle di pasta vitrea, conchiglie marine continuano a costituire i simboli della posizione sociale privilegiata.
In una ristretta area sono poi stati ritrovati diversi cavallini fittili e due modellini di ruota, probabile rappresentazione, in materiale modesto, del mito del carro solare, documentato in Europa già nell’età del Bronzo.
Agli inizi del XII sec. a.C., poco tempo dopo l’imponente ristrutturazione, il villaggio, come tutte le altre terramare emiliane, viene abbandonato, forse anche a seguito di una crisi delle risorse ambientali.